di Sabrina Menestrina
Blave, blave, blave, un mare di blave.
Il Friuli è un mare di blave, si sente dire. Dove blave, in lingua locale (il friulano è riconosciuto come lingua e non dialetto) significa granoturco. Ricordo anni fa alcuni amici lombardi che mi dicevano di non aver mai visto del mais così alto e rigoglioso come in Friuli. Perché c’è l’acqua, rispondevo io. Infatti, la “bassa” friulana è terra di risorgive e quando non piove c’è comunque abbondante acqua per irrigare. Girando per le campagne si transita in mezzo ad un mare verde che nasconde tutto alla vista e da cui spuntano solo i campanili ad indicare la direzione da prendere. Spesso è veramente difficile riconoscere i luoghi. Ma non in tutto il Friuli è così e in una estate torrida come questa appena trascorsa, appena si sale oltre la statale Pontebbana, l’onda verde si trasforma in un mare dorato: sono i gambi secchi di tutto il mais che non si è potuto irrigare. E’ proprio questo clima siccitoso che favorisce la contaminazione delle colture creando condizioni di stress della piantae, in generale, alte temperature e umidità, scarsità di acqua, insufficiente difesa fitosanitaria e concimazione inadeguata (siamo nel convenzionale) predispongono agli ammuffimenti e produzione di aflatossine ad opera di un fungo, Aspergillus flavus. É molto probabile, dunque, che una annata come questa, in cui le aflatossine la faranno da padrone, aprirà le porte a tutti coloro che premono per avere un mais OGM che garantisca la libertà dalla piralide (l’insetto che crea le condizioni nel mais per lo sviluppo dei funghi) e da tutti i trattamenti antiparassitari necessari per prevenire l’ingresso delle sue larve nella spiga. Il problema si evidenzia nel latte, perché le vacche ormai selezionate per alte produzioni richiedono un’alimentazione “concentrata”, quindi non piú solo erba e fieno agli erbivori (gli animali a unghia fessa sono erbivori, ricordate?) bensí una miscela energetica tra cui un 20% di mais che, se contaminato, fa ritrovare nel latte le aflatossine M1, cancerogene. È presto descritta la preoccupazione degli allevatori, che si vedono costretti a distruggere quintali di latte non destinabili all’alimentazione. Allevatori-agricoltori, giá stanchi da un’estate faticosa in cui sono costretti a turni anche notturni per bagnare i campi (e chi perde il turno bagna dopo 10 giorni e perde il raccolto), hanno oggi questa enorme preoccupazione in più. E allora spruzzano e spruzzano per sconfiggere l’insetto. E quando spruzzano gli antiparassitari contro la piralide l’aria si ammorba di zolfo e le donne, dispiaciute, mi dicono che muoiono tutti i piccoli delle rondini nei loro nidi. Meglio gli OGM, concludono.
E’ un sistema ammalato, perché tutta questa blave serve per far fare più latte ad animali erbivori nonché oggi per alimentare assieme alle deiezioni animali le centrali a biomassa o biogas….. Insomma, potremmo parlarne per ore perché comunque tutta questa storia gira attorno alla mucca che ormai è ridotta anche a questo!
Ma è di OGM che dobbiamo parlare oggi! Qualcuno si é fatto portavoce di tutto questo disagio in agricoltura o forse semplicemente ha cavalcato l’onda del progresso che avanza e ha in primavera seminato nuovamente un campo di mais OGM in Friuli. Nuovamente perché giá si era verificato alcuni anni or sono. Fin dallo scorso inverno circolavano notizie che in Slovenia fossero stivate importanti quantitá di sementi tansgeniche pronte all’uso in Italia. Dopo questa plateale semina pubblica, ampiamente pubblicizzata, si é cominciato a parlare di Friuli laboratorio nazionale OGM, perché molti altri campi sarebbero stati segretamente seminati con Mon 810 (forse anche nel resto d’Italia), tanto da creare una sorta di testa d’ariete con cui sfondare su tutto il territorio nazionale e creare per gli italiani il fatto compiuto (ricordiamo sempre che tutte le invasioni barbariche sono penetrate da queste terre di confine!). Monsanto attua pubblicamente una politica di rinuncia a brevettare altri OGM in Europa, perché non vede prospettive di mercato, ma forse promuove e finanzia semine clandestine, si dice. Dopo vari appelli, anche di Federbio, di una Coalizione NO OGM, nonché di varie sigle ambientaliste, il Governo ha scritto e la Regione ha scritto, ma nulla si é mosso localmente e il granturco è cresciuto indisturbato e rigoglioso.
Si sappia che in Italia è impossibile uno stato di coesistenza di queste colture, vista la distribuzione a macchia di leopardo di piccoli e piccolissimi distinti appezzamenti: il polline vola (e il Friuli, come tutta l’Italia, è tempestato da forti correnti d’aria) e non conosce confini. Le produzione tipiche italiane sono in pericolo, ma ancor di più le produzioni biologiche e biodinamiche che in presenza di contaminazione OGM perderebbero per legge questa qualifica e tornerebbero convenzionali (con gravissima perdita di immagine, di mercato ed economica. Ricordiamo sempre che siamo grandissimi esportatori verso l’Europa del nord delle nostre produzioni agroalimentari e che l’Italia, dopo la Germania, è il secondo produttore biodinamico al mondo). Per fare degli esempi recenti, è di metà settembre la notizia di come negli USA addirittura l’erba medica convenzionale, risultata geneticamente inquinata, sia stata rifiutata dai mercati asiatici. La contaminazione genetica minaccia la vendita di vari prodotti per l’alimentazione del bestiame in molte nazioni dell’Asia, che rifiutano gli OGM anche per timore di contaminazioni crociate. Mentre in Italia, dopo l’eliminazione delle farine di carne a causa della “mucca pazza” il bestiame mangia da anni soia e mais ogm (Forse non tutti lo sanno). Ricordiamo anche la battaglia legale dell’apicoltore tedesco Bablock che ha sconfitto Monsanto, da lui citata per danni dopo aver perduto la produzione di miele perché contaminato (ne abbiamo scritto sul Secondo Notiziario 2012).
In regione sono state fatte riunioni, manifestazioni e la scorsa settimana anche la nota ambientalista Vandana Shiva, presente a PordenoneLegge con Mariagrazia Mammuccini ha incontrato i comitati e sottoscritto l’appello per una Regione Ogm free.
Giá alcuni Comuni hanno deliberato in tal senso per il loro territorio, seguendo l’esempio di un Comune della cintura padovana che si é dichiarato contrario alla costruzione di centrali a biomassa e biogas sul proprio territorio.
Mi piace sempre ricordare che anche l’amianto era considerato una grandissima scoperta che portava innovazione e il pretesto di introdurlo globalmente nell’edilizia fu l’incendio della metropolitana di Parigi nel 1903, quando si impiegò in quanto materiale ignifugo di facile uso, prima di essere riconosciuto oggi come un grave problema ambientale e sanitario. Anche del nucleare, sebbene usato per scopi pacifici, talvolta si perde il controllo (Fukushima!).
Con la coltivazione OGM è messa in discussione la libertà del singolo di produrre in maniera diversa dal geneticamente modificato. Ancora, dovrebbe vigere il principio di precauzione per effetti collaterali ancora non sufficientemente conosciuti. Occorre fare chiarezza.
Va dato massimo merito ad alcune associazioni ambientaliste che si stanno battendo con pervicacia contro questa piantagione friulana ormai prossima al raccolto e in particolare a biodivesità-fvg@googlegroups.com che organizza una nuova manifestazione il 4 ottobre a Vivaro (PN). E’ importante che si comprenda che il problema non è locale bensì nazionale, ed è quindi significativo che questo incontro pacifico sia indetto nel giorno di San Francesco, patrono d’Italia, e primo ambientalista nella storia.